Storie e Protagonisti

I primi vasi sanguigni artificiali furono realizzati durante la Prima Guerra Mondiale dal chirurgo franco-americano Alexis Carrel, che utilizzò tubi di vetro ed alluminio per medicare i soldati alleati; quest'idea gli fruttò il Premio Nobel nel nel 1912. Le tecniche più utilizzate fino ai primi anni '80 risalivano agli anni '40-'50, e consistevano nel semplice trapianto di materiale organico proveniente da un donatore; tuttavia questo procedimento, a differenza di buona parte degli altri organi, se applicato ai vasi sanguigni risulta più difficoltoso e soprattutto meno efficiente: la durata di un'arteria in un corpo "non suo" è infinitamente minore di quella di un fegato per esempio, a causa dell'enorme numero di variabili in gioco, prima tra tutti la pervietà specifica.  Fu così che per ovviare a questi problemi si iniziarono a sperimentare materiali sintetici, come il Vinyon, applicandoli al corpo umano ed in particolare al sistema cardiovascolare; è questo il periodo dei primi esperimenti di A.B. Voorhees, che aveva già testato il materiale sui cani. Si giunge poi agli anni '80, quando esperimenti su nuovi polimeri sia in USA all'università dello Utah da parte del chimico Donald Lyman, sia in europa all'università di Liverpool da parte del chirurgo David Annis portarono alla fabbricazione di materiali sintetici con tassi di occlusione estremamente più bassi rispetto ai vasi sanguigni trapiantati, ma anche rispetto ai modelli artificiali precedenti. Infine, negli anni '90, una compagnia di bioricerca chiamata Organogenesis, iniziò i test su animali di vasi sanguigni ibridi tra naturali e sintetici, che prendevano le cellule da cadaveri e le applicavano ad una struttura di Dacron; alla fine degli anni novanta hanno visto la luce i primi studi relativi al tipo di vena artificiale descritto sul sito, le cui cellule staminali vengono cioè prese dal corpo del diretto interessato e poste su una struttura sintetica-    



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